la vita quotidiana dei templari nel XIII SECOLO by Georges Bordonove

la vita quotidiana dei templari nel XIII SECOLO by Georges Bordonove

autore:Georges Bordonove [BORDONOVE, GEORGES]
La lingua: ita
Format: epub
editore: BUR Rizzoli
pubblicato: 2016-01-14T23:00:00+00:00


Le donazioni

Lo studio di questi cartulari comporta numerose osservazioni di portata generale. La prima è che il principale sistema di accrescimento delle ricchezze dell’Ordine fu evidentemente la donazione, ma che essa assunse forme diverse da quelle tradizionali e che talvolta coprì operazioni giuridiche che oggi si chiamerebbero diversamente. La seconda è che le donazioni, che nel XII secolo furono fastose e reiterate, cominciarono a rarefarsi nel corso della prima metà del secolo successivo e soprattutto dopo il 1250.

Si trattava di un raffreddamento della pubblica opinione nei confronti dei Templari? Dei primi sospetti sulla reputazione dell’Ordine? Ci sembra di poter rispondere negativamente, nonostante certe critiche provocate dalla durezza di alcuni commendatari o da conflitti con il clero in merito alla riscossione delle decime. Ma le grandi famiglie, come anche i signori di media importanza o più modesti, non dimostravano più la stessa generosità. Non che l’Ordine avesse demeritato ai loro occhi, ma nell’insieme erano meno ricchi; il succedersi delle crociate li avevano notevolmente impoveriti. Inoltre, dopo la caduta di Gerusalemme, la Terrasanta era considerata perduta e lo spirito di crociata era in pieno declino, nonostante, o forse a causa della sfortunata avventura di san Luigi ad al-Man-sūr. Non si osava ancora attribuire ai Templari la responsabilità di quei rovesci, ma si pensava di avere fatto abbastanza per loro, data la svolta deludente subita dagli eventi. Infine l’aumento costante delle proprietà dell’Ordine suscitava invidia; ci si domandava: perché sono così ricchi? A che cosa serve ormai questa loro ricchezza? Un mormorio che impiegherà cinquant’anni a trasformarsi in un grido di odio e di morte...

Ma ritorniamo sui nostri passi, al tempo in cui le donazioni fioccavano sulle commende. È anche comprensibile che in quell’epoca, entrando nel Tempio, un uomo ricco volesse portarsi dei beni, una sorta di dote, come fece il conte di Comminges a Montsaunès. È anche comprensibile l’intenzione di coloro che facevano dei doni con la riserva di essere ammessi al Tempio in extremis e il cui cadavere, coperto dal bianco mantello, sarebbe stato inumato nel cimitero templare. Ma gli altri? Ricordiamo, ancora una volta, che a quel tempo la fede era ardente, profondamente vissuta e mescolata agli atti quotidiani. Si intrecciavano insieme un terribile timore dell’inferno e del diavolo e una forte speranza nel paradiso. La donazione, quando aveva carattere gratuito, procedeva più o meno direttamente da una concezione religiosa anche quando il dono veniva fatto in segno di ammirazione (non formulata, altrimenti i Templari non avrebbero potuto accettare). Le donazioni erano un segno di carità cristiana, perché i Templari si definivano i poveri cavalieri di Cristo e perché non possedevano nulla personalmente. Ma, molto più spesso, la donazione veniva fatta «pro amore Dei et remissione peccatorum», per l’amore di Dio e per la remissione dei peccati, e talvolta in riconoscimento di servizi resi. Ma accadeva che i donatori, desiderando acquisire meriti spirituali e nella speranza di trarre profitto dalle preghiere del Tempio, non avessero i mezzi per alienare un bene senza compensazioni. In questo caso si procedeva a una



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